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Il fascino dell’archeologia ferroviaria

 

La funicolare abbandonata;


nel 1907 all’epoca della Belle Epoque con finanziamento della società di navigazione e ferrovie del lago di Lugano si inaugurava la funicolare che collegava Lanzo d’Intelvi da Santa Margherita sulla sponda del lago.


Due vetture in legno da 32 posti a sedere divise in 1a e 2a classe offrivano ai turisti, lungo la salita di 600mt, un panorama splendido sul lago Ceresio e le Alpi.
La funicolare cessò di funzionare nel 1977.

L’attività molitoria in Ticino

 

Prima dell’avvento dell’elettricità esistevano in Ticino un centinaio di mulini idraulici per la macina di cereali.


Oggi, di queste testimonianze storiche preindustriali ne rimangono pochi esemplari, alcuni versano in stato di abbandono ma altri, grazie alla sensibilità e all’interesse di associazioni, sono stati restaurati e resi funzionanti.


Stimolato dal fascino di queste opere e dalla loro storia ho voluto intraprendere un viaggio alla loro ricerca recandomi sui luoghi per realizzare una serie di disegni.


I mulini di Bruzzella e di Ghitello lungo il fiume della Breggia, in val Onsernone I mulini di Loco e di Vergeletto , ma anche il maglio del Malcantone costruito per lavorare il ferro.

Liberarsi con lo schizzo

Liberarsi con lo schizzo
attività molitoria

 

Tante, tante righe,

questo è lo schizzo, l’intensità di uno schizzo rapidamente eseguito non deve essere inteso come un lavoro finito.

Gli schizzi hanno tante linee, mancano di dettagli, è un disegno schematico eseguito di getto a mano libera, le righe sbagliate mi aiutano nel confronto, senza fare uso della gomma, aggiusto aggiungendo altre righe.

Eseguire gli schizzi con un pennarello ci evita di ricorrere a cancellature, e non giudicare lo schizzo per non aver fatto una cosa proprio soddisfacente.

Liberarsi schizzando è molto efficace per indagare il soggetto rappresentato, paesaggi, oggetti o persone e per esercitare proporzioni e prospettive, tecnica molto utile per realizzare i vostri taccuini di viaggio.

Via Francigena

Via Francigena

Giugno 2019 passo dopo passo a piedi lungo la via Francigena un’antica via che da Canterbury conduceva pellegrini, mercanti e schiere di crociati fino a Roma.

Noi, amanti dei cammini, ne percorriamo un breve tratto partendo da Siena attraversando la Val d'Orcia e la Tuscia Viterbese, lo spirito e il fascino è quello di sempre quando si viaggia camminando, lentamente esploriamo questa antica via attraversano borghi medievali, colline coltivate, pievi romane calpestando antichi tratti della via Cassia in basolato senza disdegnare un bicchiere di Brunello di Montalcino quando attraversiamo l'omonima regione.

Camminare con uno zaino in spalla ogni grammo di peso in meno conta, perciò, anche il materiale del Carnet de voyage si deve ridurre al minimo: un Moleskine schizzi tascabile di dimensione 14x9 cm, due penne china tipo Micron e una penna china Pentel Japan.

Cambogia

Cambogia

 

"Un viaggio è una specie di porta

attraverso la quale si esce dalla

realtà conosciuta per penetrare in

una realtà inesplorata che sembra

un sogno" Guy de Maupassant

Ecco il sentimento che ho provato con questo viaggio in Cambogia nel luglio del 2018, un sogno che avevo sin da bambino quando le mie avventure le vivevo immerso fra le immagini di un librone con tante belle fotografie dal titolo "Angkor".

Finalmente eccomi lì, davanti a quei magnifici antichi monumenti Khmer con le enormi teste di Buddha che proiettano lo sguardo all'orizzone sulle rovine dei templi che resistono nell'abbraccio di giganteschi alberi di ficus.

Phnom Penh, la capitale risorta, crocevia di tutte le comunicazioni stradali e fluviali dove si incontrano i due grandi fiumi del Mekong e del Tonle Sap,

due giovani monaci buddisti intenti a contemplare lo scorrere della corrente fanno finta di non accorgersi che li sto ritraendo.

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Huab Nai é il nome dell'abile e simpatica scafista, con il volto e le mani coperte di tessuto nero per proteggersi dal sole. Ci ha portato sul grande lago Tonle Sap,

grandioso specchio d'acqua ricco di pesci caratterizzato dalle alte palafitte, dimora dei pescatori che ci vivono con le loro famiglie.

 

Tecnica : inchiostro e acquerello formato 22x13 cm e 38x14 cm

L’ANTICA VIA – Euskadi-Pais Vasco

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Non si cammina per arrivare presto,

si cammina per tenere desti i sensi e far circolare aria alla mente e all’anima

così da incontrare il mondo e compiere un’esperienza di vita.

 

tratto da : « Camminare una rivoluzione » di Adriano Labbucci

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Percorrere a piedi il cammino della Spagna del Nord che si sviluppa lungo la costa dell’oceano Atlantico è una bella esperienza ed ha il suo fascino nonostante l’influenza delle correnti dell’Atlantico che fanno sì che piova molto spesso, una pioggia fine quasi nebulizzata, - i baschi la chiamano “Txirimiri” -

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Ne percorriamo un tratto, di questa via pellegrina della costa che conduce a Santiago de Compostela, da Irun a Bilbao seguendo la segnaletica della freccia gialla e della conchiglia.

Sebbene il mese sia estivo, la vegetazione è molto verde e il percorso è a volte sulla costa ma piuttosto montano con paesaggi che ricordano regioni quali la Bretagna o la Normandia.

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Un brivido mi pervade davanti alla grande opera realizzata da Pablo Picasso.

 

Esattamente 80 anni fa, il 26 aprile 1937, i nazisti alleati con il regime retto dal dittatore Franco, rasero al suolo con un bombardamento terroristico la cittadina Basca di Guernica.

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Trascorsi dodici giorni arriviamo a Bilbao la città lungo il fiume “Rio Nervion” un fiume navigabile fino al mare.

 

L’allora area dei cantieri navali e industriali è stata completamente riconvertita magnificamente in zona pedonale con parchi e centri culturali, dove l’attrazione principale è il Museo Guggenheim dell’architetto Frank Gehry, un’architettura unica che ricorda lo scafo di una nave.

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Vivere tra le pietre

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Questo racconto di disegni era pronto per essere inviato al Festival Autori Diari di Viaggio di Ferrara di quest’anno. Per ovvie e sensate ragioni l’evento è stato annullato.

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Vivere tra le pietre, è un Carnet che vuole essere un omaggio a generazioni di montanari che hanno lasciato testimonianze singolari di vita di cultura e di opere ammirevoli per semplicità e funzionalità, forme di adattamento di una vita difficile in valli su fianchi impervi con caratteristiche estreme che hanno per necessità di sopravvivenza stimolato l’ingegno dell’uomo che ha saputo sfruttare gli unici materiali, pietra e legno, presenti in abbondanza.

 

Sulle tracce di racconti e accompagnato dal romanzo “Il fondo del sacco” di Plinio Martini sono andato alla riscoperta e a volte alla ricerca di queste testimonianze.

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Salendo da Lavertezzo in Val Verzasca, un sentiero si inerpica sul versante sinistro della valle.

 

Dopo un paio d’ore di cammino si raggiunge un’alpe scosceso a 2016 mt. con un insieme di cascine e stalle, la caratteristica in questo luogo sono le vasche monolitiche in pietra per la raccolta dell’acqua piovana.

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Salendo da Faedo un sentiero, non indicato e abbastanza impegnativo, porta dopo un’ora di cammino ai piedi della scala di Giuseppe Zan Zanini personaggio temerario che realizzò da solo un’opera titanica scavando nella nuda roccia una scala che gli permettesse di portare le mucche ai pascoli alti; una sua scritta è incisa sulla parete della roccia.

Gli “splüi” una casa di aria e di pietra. Pietre strapiombanti o singoli macigni con posizione aggettante che offrivano rifugio a persone e animali.

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La terra dei Walser in Ticino caratteristica popolazione alpina dove ancor oggi vi si parla, oltre all'italiano, un antico idioma Walser: il "Ggurijnartitsch".

 

Un paese dall’architettura tipica di case e stalle in legno e pietra e granai poggianti su sostegni a fungo in pietra.

Tra sacro e profano

Tra sacro e profano

 

Sono tempi strani, questi giorni dove ci piovono in continuazione raccomandazioni sul come comportarci, esortandoci a rimanere confinati a casa evitando così di venir contagiati dal Coronavirus.

È un clima strano quello di non poter abbracciare un parente o dare una pacca sulla spalla a un tuo amico.

 

Ho la fortuna di abitare a Gandria dove, perlomeno, posso godere del fluire delle correnti del lago e delle verdeggianti montagne che lo racchiudono.

 

Di tanto in tanto vado a passeggiare sui sentieri nei boschi, sentieri che solitamente in questo periodo sono percorsi da turisti vacanzieri.

 

Con questo breve carnet vi illustro uno di questi percorsi: il sentiero che porta al sasso della «Predescia» (sasso della strega).

 

Si tratta di uno dei sentieri naturalistici e archeologici che partono a monte del paese.

 

Salendo una gradinata nel bosco, dopo dieci minuti si arriva ad un bivio dove il sentiero prende due direzioni opposte, quello a sinistra costeggia il versante e sale verso i paesi di Ruvigliana e Brè e quello di destra porta verso la Valsolda sul confine con l’Italia.

 

Quest’ultimo è il meno frequentato, difficilmente si incontra gente tanto meno in questo periodo, ma non per questo è meno interessante.

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Dal bivio dopo dieci minuti si raggiunge la cappella dedicata alla Madonna di Lourdes, una modesta cappella del 1900 voluta dai Gandriesi e dedicata alla bianca vergine dei Pirenei dopo che si verificarono delle guarigioni ritenute prodigiose nella popolazione.

 

Questa località si chiama «Linzora» dove sugli erti pendii sistemati a terrazzi con muri a secco, sorgeva un tempo  l’antico villaggio di Gandria (Gandrio).

 

Sommersi dalla vegetazione si possono intravvedere ancora, qua e là, i resti di costruzioni del borgo, sul sentiero un masso , forse una soglia di porta, con delle incisioni coppellari.

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Proseguendo, dopo venti minuti, si raggiunge il sasso della Predescia che ci mostra il suo profilo di volto serioso ma pacifico, occhi socchiusi sguardo verso l’orizzonte in un’eterna compassionevole meditazione sul terrazzo a strapiombo rivolto a sud.

 

Ma non è per questo che la Predescia è famosa.

 

Si tratta di un masso, considerato monumento storico protetto, dovuto alle sue numerose incisioni rupestri sulla sommità della sua testa, ed è molto probabile che avesse la funzione di «altare sacro» per l’uomo preistorico e che la venerazione si fosse protratta fino ai primi secoli del cristianesimo.

 

Oltre a coppelle e canalette vi sono anche incise delle croci, interventi di cristianizzazione dell’oggetto del culto pagano imposte dalla chiesa cattolica nel 452 (inquisizione) che condannava chiunque venerasse «arbores, fontes vel saxa» (alberi,sorgenti o sassi).

(Fonti : Dip. Storia naturale , F.Binda)

 

Riprendendo il cammino, dopo trenta minuti circa si raggiunge una segnaletica che ci indica Orga, Rogo, Oria, paesi della Valsolda.

 

Siamo in prossimità del confine con l’Italia, a testimonianza di ciò una vecchia garitta delle guardie di confine Svizzere.

 

Concludo questo accompagnamento al carnet con la trascrizione di un passaggio tratto dal romanzo «Piccolo mondo antico» dove si narra di Franco che deve attraversare questo confine.

“Franco poteva scegliere fra due percorsi: o salire da Pregassona il versante svizzero del Boglia, toccar l’Alpe della Bolla, attraversare il Pian Biscagno e il gran bosco dei faggi, uscirne sul ciglio del versante lombardo, al faggio della Madonnina, calare ad Albogasio Superiore e Oria; o prendere la comoda via di Gandria verso il lago, e poi il sentiero malvagio e rischioso che da Gandria, ultimo villaggio svizzero, taglia la costa ertissima, passa il confine a un centinaio di metri sopra il lago, porta alla cascina di Origa, cala nei burroni della Val Malghera e ne risale alla cascina di Rooch, vi trova la stradicciola selciata che passa sopra il Niscioree e discende a Oria.”

NEPAL - un viaggio, ma non ora

Nepal

Vivere tra le pietre

Questo racconto di disegni era pronto per essere inviato al Festival Autori Diari di Viaggio di Ferrara di quest’anno. Per ovvie e sensate ragioni l’evento è stato annullato.

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Vivere tra le pietre, è un Carnet che vuole essere un omaggio a generazioni di montanari che hanno lasciato testimonianze singolari di vita di cultura e di opere ammirevoli per semplicità e funzionalità, forme di adattamento di una vita difficile in valli su fianchi impervi con caratteristiche estreme che hanno per necessità di sopravvivenza stimolato l’ingegno dell’uomo che ha saputo sfruttare gli unici materiali, pietra e legno, presenti in abbondanza.

 

Sulle tracce di racconti e accompagnato dal romanzo “Il fondo del sacco” di Plinio Martini sono andato alla riscoperta e a volte alla ricerca di queste testimonianze.

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Salendo da Lavertezzo in Val Verzasca, un sentiero si inerpica sul versante sinistro della valle.

 

Dopo un paio d’ore di cammino si raggiunge un’alpe scosceso a 2016 mt. con un insieme di cascine e stalle, la caratteristica in questo luogo sono le vasche monolitiche in pietra per la raccolta dell’acqua piovana.

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Salendo da Faedo un sentiero, non indicato e abbastanza impegnativo, porta dopo un’ora di cammino ai piedi della scala di Giuseppe Zan Zanini personaggio temerario che realizzò da solo un’opera titanica scavando nella nuda roccia una scala che gli permettesse di portare le mucche ai pascoli alti; una sua scritta è incisa sulla parete della roccia.

Gli “splüi” una casa di aria e di pietra. Pietre strapiombanti o singoli macigni con posizione aggettante che offrivano rifugio a persone e animali.

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La terra dei Walser in Ticino caratteristica popolazione alpina dove ancor oggi vi si parla, oltre all'italiano, un antico idioma Walser: il "Ggurijnartitsch".

 

Un paese dall’architettura tipica di case e stalle in legno e pietra e granai poggianti su sostegni a fungo in pietra.

 

In Nepal ci sarei dovuto tornare quest’anno con partenza il 3 giugno per un trekking nella valle del Mustang, una valle lontana dietro ai ghiacciai dell’Himalaya, portandomi un taccuino da riempire d’immagini ed emozioni. Tiziano Terzani in uno suo racconto lo definisce “il paese della completa felicità”.

 

Purtroppo, a causa di Covid-19 ciò non sarà possibile e pertanto non mi resta che crogiolarmi nei ricordi e nelle immagini dei due precedenti viaggi che feci in quel paese.

 

Il primo lo effettuai nel febbraio-marzo del 2013. Fu un trekking con un percorso nella valle del Khumbu fino al campo base del monte Everest ai piedi del tetto del mondo - 8850m.

 

Dal mio diario: “l’Everest è una meraviglia, un colosso imponente, ti dà veramente l’idea del maestosamente sacro, impressionante la seraccata di ghiaccio alla sua base… in breve il sole scompare, soffia un forte vento , siamo oltre i 5000 mt., si respira a fatica, ritirata verso il basso”.

 

Mi ero portato il necessario per disegnare, ma riuscii ad eseguire solo qualche scarabocchio: la fatica, il freddo e anche qualche principio di congelamento non furono esattamente le condizioni ideali per disegnare. Feci solo qualche schizzo veloce, quasi assente il colore in un Moleskine 14x9cm.

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Nel marzo 2016 si presenta l’occasione di tornare a Kathmandu con un gruppo di carnettisti. Fu un viaggio tranquillo allo scopo di visitare e disegnare luoghi nella vallata di Kathmandu. Fu anche un’occasione per portare del materiale scolastico per le scuole che erano andate distrutte dal terribile terremoto del 2015 che causò più di 8000 morti e molti danni tra cui anche al villaggio di Nima Lama, lo sherpa che ci guidò nel trekking al campo base dell’Everest.

 

Questa volta il tempo e le condizioni per disegnare c’erano e realizzai questo carnet a leporello lungo 162,5 cm su carta Canson/Montval 300g/m2.

 

“Bhaktapur” è la terza città-stato medievale della valle di Kathmandu – 3 grandi piazze piene di templi e di genti intente nelle loro faccende quotidiane. Questa atmosfera la si può cogliere stando comodamente seduti sui terrazzi dei ristorantini che si affacciano sulle piazze.

Lo stupa di “Swayambhunath” significa “sorto da sè”, è un complesso religioso che si erge in cima ad una collina, lo si raggiunge percorrendo una lunga gradinata.

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“Budhanilkantha”, luogo sacro di un’atmosfera mistica e spirituale.

 

La vestizione della grande statua di Vishnu dormiente che si svolge il mattino presto è un rituale di profumi, incensi, suoni e fiori dove giovani monaci la lavano e la coprono di ghirlande, di fiori e di offerte.

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“Pashupatinath”, luogo di culto hindu e Buddista dove sorge il più grande tempio hindu del Nepal. Molti nepalesi scelgono di essere cremati sulle rive del sacro fiume Bagmati.

 

Anche qui c’è un’atmosfera mistica religiosa di raccoglimento di persone che guardano dalle gradinate le pire che bruciano e i numerosi lumini di olio che galleggiano sull’acqua.

 

Pokhara dista 200 km da Katmandu. Qui raffigurati alcuni particolari del portale d’ingresso del monastero Tibetano del 14esimo Dalai Lama e le venditrici di ghirlande di fiori da offrire alle divinità, eleganti nei loro sari rossi, occhi truccati, con ai polsi braccialetti e gioielli e un segno di polvere rossa sulla fronte che rappresenta il terzo occhio.

Purtroppo, in Nepal, le donne sono tutt’oggi ancora considerate cittadine di secondo ordine.

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Namaste.

Viaggio in Sardegna

Viaggio in Sardegna

Ajò! oppure “Eja” una parola che si sente spesso in Sardegna e che significa semplicemente “Sì”

Sì! perché la Sardegna è una terra ricca di bellezze e di fascino, e non mi riferisco alle coste “chic” amate dai “vip” ma a quella Sardegna rurale archeologica nell’entroterra, dove presenze misteriose come quelle dei nuraghi, delle tombe dei giganti o dei pozzi sacri sono un incanto per chiunque visiti queste enigmatiche costruzioni di pietra in granito rosa o in basalto nero.

 

In Sardegna ci sono stato più volte e ogni qualvolta mi lascio ammaliare e sedurre dalla magia dei sui spazi selvaggi, dalle luci e dai profumi di ginepro, mirto e corbezzolo.

Nella valle della luna, dove emergono enormi rocce granitiche dalle forme insolite modellate dal vento, si situa il villaggio di Aggius, il paese dov’ero ospite dell’amico Reto.

Con Reto, che conosce a fondo la Sardegna da quarant’anni, ci siamo avventurati nei luoghi e sulle tracce archeologiche della civiltà nurargica principalmente nel territorio della Gallura preistorica.

 

Il fascino dei monoliti

Ogni costruzione ubbidiva ad una valenza di benessere: costruendo laddove emergevano benefici influssi dalla terra l’uomo preistorico salvaguardava la propria vita e quella della comunità, innalzava agli “dei” (perché tali erano ritenute le emanazioni tanto misteriose) monumenti là dove si credeva essi sprigionassero la loro forza un atto emulativo così pressante da produrre strutture megalitiche sorprendenti per realizzazione tecnica.

tratto da: “Uomoterra” di Mauro Aresu

 

Arzachena - le tombe dei giganti di “Il Olghi” e di "Coddu Ecchju” sono sepolcri collettivi dell’età del bronzo 1800 a.C, monoliti di lastroni di pietra infissi nel terreno che definiscono l’esedra e la camera sepolcrale coperta da lastroni piani. All’ingresso agiscono misteriose forze magnetiche, un punto generatore di energia che si propaga lungo il semicerchio dell’esedra.

 

Nel territorio di Luras si trova il dolmen “Sa Coveccada” in trachite tufacea. Dolmen in lingua bretone significa “tavola di pietra”: sepolcri composti da pareti poggianti a coltello sulla roccia o su di un terreno sormontati da un grosso lastrone che funziona da copertura, una piccola porticina rivolta a est che costituisce l’ingresso al sepolcro.

 

Il culto delle acque

Ci sono buchi in Sardegna che sono case di fate, morti sono colpa di donne vampiro, fiumi sacri che curano i cattivi sogni e acque segrete dove la luna specchiandosi rivela il futuro e i suoi inganni.

tratto da: "Viaggio in Sardegna" di Michela Murgia

 

Uno degli aspetti della religione nurargica era costituito dal culto delle acque rappresentato soprattutto dai pozzi sacri e dalle fonti sacre.

Quello di Santa Cristina (XI-IX sec a.C) è sicuramente uno degli esempi più straordinari per tecnica di costruzione. Edificato in basalto locale, la pietra vulcanica nero-grigia, il tempio a pozzo si compone di un vano scala a sezione trapezoidale e da una cella ipogeica voltata a ogiva (tholos); le pareti laterali aggettanti verso l’interno di pietre conce sono perfettamente squadrate verso l’interno.

 

I nuraghi

Dei nuraghi “Franco Fresi” dà questa descrizione suggestiva:

…da lontano molari roti sulle mascelle  irregolari di vasti orizzonti, da vicino torri spezzate a forma di tronco di cono, alti sui rilievi o accovacciati sul fondo delle valli, vestiti di edere rossicce e di muschi arrugginiti dalla siccità.

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